CRONACA

Morte psichiatra Pisa aggredita: Adesione psichiatri ed operatori lucani ad iniziativa Società Italiana Psichiatria

Anche i medici e gli operatori dei Dipartimenti di salute mentale degli Ospedali di Potenza e di Matera e delle strutture Asp e Asm oggi hanno osservato due minuti di silenzio sospendendo ogni attività in ricordo di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita ed uccisa da un ex paziente a Pisa.

L’iniziativa è stata promossa dalla Società italiana di psichiatria,  di cui è presidente la lucana prof. Liliana Dell’Osso,  direttore dell’Unità operativa di Psichiatria dell’Aou pisana e della Scuola di specializzazione in Psichiatria.

 “Un modo per rendere omaggio alla collega uccisa ma anche – ha detto Dell’Osso – per chiedere tutela e invertire la rotta di una continua delegittimazione del ruolo e del servizio svolto dal personale sanitario».

“Ho conosciuto la dottoressa Capovani da quando era specializzanda presso la nostra clinica, e ho ben presente la passione e l’impegno che ha dedicato alla professione medica e che l’hanno accompagnata nel suo lavoro e nella sua crescita come dirigente al Servizio Psichiatrico territoriale”

 «Vittime di aggressioni quotidiane, non siamo in grado di difenderci da tali violenze». Così in una lettera la Società Italiana di Psichiatria lancia l’allarme sulla sicurezza precaria dei medici ogni giorno alle prese con episodi simili a quello accaduto alla psichiatra  Capovani.

«Non possiamo non lanciare un allarme che riguarda la nostra sicurezza, di medici e operatori, nei dipartimenti di psichiatria e in generale nelle strutture ospedaliere», affermano in una nota, ricordando come «l’aggressione della psichiatra Capovani è solo l’episodio più recente degli ultimi due mesi, dopo quelli avvenuti a Lodi e a Chioggia: ogni giorno riceviamo decine di segnalazioni di fatti minori, ma non per questo meno importanti.

Non si tratta di episodi isolati, ma più che quotidiani, quasi orari». La nota evidenzia poi come la psichiatria, secondo i dati Annao-Assomed, sia la branca della medicina «più colpita da questi episodi (il 34%), seguita dai pronto soccorso (20%).

Nessun operatore sanitario ne è esente e molti episodi minori non vengono segnalati, mentre dovrebbero essere identificati come eventi sentinella».

Una delle precarietà su cui intervenire secondo l’appello degli psichiatri ed operatori è quella della sicurezza sui luoghi di lavoro: «Che non riguarda solo l’incolumità degli operatori, ma impatta anche sul loro modo di lavorare e riguarda in generale anche il mandato della psichiatria. Perché se gli operatori sanno di poter essere tutelati in caso di necessità, riescono a lavorare meglio».

Secondo gli ultimi dati Inail, nel triennio 2019-2021 sono stati 4.821 i casi di aggressioni o minacce nei confronti del personale sanitario. Di questi, il 71% ha riguardato le donne, mentre per entrambi i generi si rileva che un quarto degli episodi di violenza ha coinvolto medici o infermieri sotto i 34 anni.

La professione più colpita è proprio quella dei tecnici della salute. Una categoria che, nei dati Inail, comprende tutti quei medici e infermieri che lavorano a contatto con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili e pazienti psichiatrici.

Pulsante per tornare all'inizio