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Addio a Lando Buzzanca, il ‘Merlo maschio’ tra luci e ombre

L'attore aveva 87 anni. Aveva recitato in oltre 110 film. L'ultima fase della sua vita segnata da ricoveri e polemiche tra la compagna e i figli della prima moglie

E’ morto a Roma Lando Buzzanca.

L’attore si è spento a Villa Speranza dove era ricoverato da circa un mese.

L’ultima fase della sua vita è stata segnata da ricoveri e polemiche.

Se ne è andato in punta di piedi uno degli attori e volti più conosciuti del cinema e della tv italiana. Lui che dell’esuberanza e della simpatia aveva in parte fatto la sua cifra creativa. Un anno trascorso in una Rsa, seguito da un ricovero in ospedale e poi in un centro di riabilitazione.

Acciacchi, cadute, malattie, e uno strascico di polemiche finale che lascia un senso di nostalgia. Lando Buzzanca aveva 87 anni e una lunghissima carriera alle spalle.

Nato a Palermo, Buzzanca esordisce nel 1961 in Divorzio all’italiana di Pietro Germi. Il successo arriva con Il merlo maschio del 1971, commedia sexy all’italiana diretta da pasquale Festa Campanile.

Il mese scorso il medico di Buzzanca, Fulvio Tomaselli, aveva denunciato il decadimento dell’attore nella Rsa in cui era ricoverato: “Ha 87 anni, ma sembra ne abbia 115.  Era in questo stato già a luglio. In sei mesi ha perso 25-30 chilogrammi”.

Buzzanca era stato portato lo scorso anno in una Rsa dopo il ricovero di quaranta giorni al Santo Spirito che si era reso necessario in seguito a una caduta nell’aprile 2021.

La compagna Francesca Della Valle e il medico Tomaselli avevano quindi denunciato lo scorso novembre il declino dell’attore avvenuto nei mesi del ricovero in Rsa. Il figlio Massimiliano aveva quindi detto di voler denunciare entrambi “per tutelare il padre e la sua privacy”.

L’8 novembre l’attore era stato poi trasferito al Policlinico Gemelli in seguito alla rottura di un femore, per poi essere portato nel centro di riabilitazione dove è morto.

Famoso soprattutto per aver incarnato meglio di chiunque altro lo stereotipo dell’uomo siciliano passionale e geloso, anche per grandi registi come Pietro Germi e Antonio Pietrangeli.

‘Ho interpretato 110 film – raccontava -, ma fin dall’inizio ho sempre scelto, ho sempre voluto fare l’attore. Anche quando non ero nessuno ed ero al verde.

Avevo 500 mila lire in tasca che mi aveva dato di nascosto mia madre, ma sono finiti in fretta, ho dormito per strada, ho mangiato alla Caritas, volevo fare il cinema, facevo piccole comparsate, ma sapevo che non bastava”. Gerlando Buzzanca, detto Lando, nasce a Palermo il 24 agosto 1935 da una famiglia di attori. Studia recitazione alla celebre Accademia Sharoff tra un lavoro saltuario e l’altro. Fa il cameriere ma anche il gigolò.

A 17 anni si trasferisce a Roma. L’esordio al cinema arriva nel 1959 in un film storico, non solo per l’ambientazione. Si tratta di Ben-Hur, dove l’attore appare nella piccola parte di uno schiavo.

L’occasione giusta arriva nel 1961 con Pietro Germi che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mule’ in Divorzio all’italiana.

L’anno dopo è ancora Pietro Germi a regalargli una grande parte, quella del fratello di Stefania Sandrelli in Sedotta e abbandonata. Nel 1956 Lando si sposa con Lucia, donna con cui è rimasto per 57 anni.

Buzzanca, dopo i film di Germi, decide di non trascurare la televisione e partecipa a diversi sceneggiati come La trincea. Piano piano l’attore inizia a crearsi un suo personaggio, quello del provinciale amante delle donne e spesso poco furbo. Questa maschera ricorrente lo porterà a collaborare anche con grandi registi.

Nel 1963 appare al fianco di Catherine Spaak in La parmigiana di Antonio Pietrangeli interpretando l’ottuso fidanzato della protagonista. Un’altra grande svolta nella sua carriera arriva nel 1971 con la commedia ‘Il merlo maschio’ di Pasquale Festa Campanile con Laura Antonelli.

Ma gli anni ’70 sono anche quelli del successo televisivo in coppia con Delia Scala in ‘Signore e signora’ con il tormentone ‘mi vien che ridere’ del quale Buzzanca ha parlato come di una ”delle cose piu’ belle della mia vita”. Nel film L’arbitro del 1974 dà prova della sua capacità di entrare nei panni altrui.

Tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta, Lando collabora più volte con l’ennesimo grande regista della sua carriera: Lucio Fulci. Insieme i due girano tre film: Operazione San Pietro, Nonostante le apparenze e Purché la nazione non lo sappia.

Gli anni Ottanta gli regalano poco spazio al cinema, anche perché per i gusti di Buzzanca la deriva che stava prendendo la commedia sexy italiana era ormai eccessiva. Si rifà con il successo in radio e in teatro. Uno delle sue migliori sortite cinematografiche del decennio è in Secondo Ponzio Pilato di Luigi Magni.

Buzzanca torna alla ribalta in tv nel 2005 con il trionfo della miniserie di Rai1 ‘Mio figlio’ nata da un’idea dello stesso Buzzanca che interpreta un poliziotto, il Commissario Vivaldi, padre di un ragazzo gay (oltre 8 milioni di spettatori e 30%). Lui apertamente di destra desta sorprese, ma è un trionfo.

Nel 2007 raccoglie il plauso anche della critica per la sua interpretazione nel lungometraggio I Viceré di Roberto Faenza. La partecipazione al film gli garantisce la vittoria di un Globo d’oro e la nomination al David di Donatello come miglior attore protagonista.

Dopo i successi de Lo scandalo della Banca Romana, Il commissario Vivaldi, La Baronessa di Carini, nel Restauratore è invece il ‘sensitivo’ Basilio. Nel 2016 prese parte all’undicesima edizione di Ballando con le stelle, danzando in coppia con Sara Mardegan.

Nel 2017, Buzzanca e Carlo Delle Piane interpretano una coppia di anziani omosessuali nel toccante film Chi salverà le rose?.

Buzzanca aveva due figli, Massimiliano e Mario. Dopo la morte della moglie, avvenuta nel 2010, aveva perso la forza e la voglia di vivere tanto che nel 2013 tentò anche di togliersi la vita, non riuscendoci.

A salvarlo dal baratro fu l’incontro con la sua nuova compagna Francesca Della Valle di 35 anni più giovane. L’ultima fase della sua vita è stata segnata da ricoveri e polemiche.

Dopo un anno in Rsa, la compagna Francesca Della Valle e il medico Fulvio Tomaselli avevano denunciato lo scorso novembre il declino dell’attore avvenuto nei mesi del ricovero in Rsa.

Il figlio Massimiliano aveva quindi detto di voler denunciare entrambi “per tutelare il padre e la sua privacy”. Poi il ricovero al Gemelli per una caduta e il trasferimento a Villa Speranza, dove è morto.

ANSA

 

 

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