CRONACA

Election day: Seggi aperti. Primi dati affluenza referendum ore 12 intorno al 5%

Si vota in 971 municipi e su 5 quesiti Giustizia. Caos in mattinata a Palermo per la mancanza di una cinquantina di presidenti

Seggi elettorali aperti per il voto per le elezioni comunali e per i referendum.

I municipi in cui si aprono i seggi sono in tutto 971, per un numero complessivo di elettori che sfiora quota 9 milioni.

Quando sono noti i dati relativi intorno a circa un terzo degli 818 comuni gestiti dal Viminale, l’affluenza alle urne alle ore 12 va collocandosi intorno al 17,43% (era stato del 19,64% alle precedenti omologhe, ma si era votato in due giorni).

I DATI SUL REFERENDUM
Alle ore 12 l‘affluenza per i referendum è poco sopra il’5%, quando sono arrivati i dati di oltre 2.200 mila comuni su 7.903 per i quesiti 3 e 5.

Lo si rileva dal sito del ministero dell’Interno. Si vota fino alle 23.In particolare, per il referendum 1 (Incandidabilità dopo condanna) l’affluenza è del 5,35% (2.734 su 7.903 comuni). Per il quesito 2 (Limitazione misure cautelari) è del 5,28% (2.599 comuni su 7.903). Quesito 3 (Separazione funzioni dei magistrati) è del 5,26% (2.598 su 7.903 comuni). Quesito 4 (Membri laici consigli giudiziari) è del 5,23% (2.589 su 7.903). Quesito 5 (Elezioni componenti togati Csm) è del 5.27% (2.565 su 7.903).

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha votato a Palermo, accompagnato dalla scorta, si è recato come di consueto nel seggio 535. Stamane a Palermo decine di seggi non sono ancora stati insediati o si sono aperti con ritardo a causa della rinuncia di numerosi presidente che il Comune sta cercando di sostituire per consentire il regolare svolgimento delle operazioni elettorali. In tarda mattinata si sono insediati gli ultimi 13 presidenti di sezione che erano mancati a causa di improvvise rinunce. Presto le operazioni di voto saranno regolari in tutte le 600 sezioni cittadine. Lo fanno sapere fonti del Viminale.

I seggi non costituiti a Palermo per la rinuncia dei presidenti – e che non sono stati sostituiti – sono stati accorpati alle sezioni già operanti dove è in corso la votazione. E’ quanto si legge in una disposizione del Viminale, a firma del capo Dipartimento.

A norma vigente non si possono cambiare gli orari di apertura dei seggi, operazione, spiegano fonti ministeriali, che si potrebbe fare soltanto emanando una nuova legge: tuttavia, nei seggi aperti in ritardo, gli elettori che si troveranno in fila alla chiusure dei seggi potranno votare oltre le 23. Viene ricordato il caso dell’election day del 13 maggio 2001, quando a causa di ritardi nelle votazioni si votò fino a notte fonda.

CAOS A PALERMO
Avrebbero dovuto aprire le porte agli elettori alle 7 – il voto è consentito soltanto oggi fino alle 23 – ma stamattina in una cinquantina di sezioni a Palermo sono mancati i presidenti per insediare il seggio, con gli scrutatori in attesa.

“Abbiamo lavorato tutta la notte per reperire presidenti. Attualmente circa 50 seggi non sono ancora aperti ma stiamo notificando altrettante nomine” dice all’ANSA Antonio Le Donne, segretario generale del comune di Palermo.

“In relazione alla situazione determinata dalla rinuncia da parte di soggetti nominati a svolgere la funzione di presidenti del seggio, mentre si sta cercando di ovviare alle conseguenze di questo irresponsabile comportamento, l’amministrazione comunale sta inviando gli atti alla Procura della Repubblica per ogni azione di competenza finalizzata all’accertamento di responsabilità di natura penale”. Lo scrive in una nota l’amministrazione comunale di Palermo.

I comuni capoluogo sono 26, di cui quattro capoluoghi di regione.  Si tratta di Alessandria, Asti, Cuneo, Como, Lodi, Monza, Belluno, Padova, Verona, Gorizia, GENOVA, La Spezia, Parma, Piacenza, Lucca, Pistoia, Frosinone, Rieti, Viterbo, L’AQUILA, Barletta, Taranto, CATANZARO, PALERMO, Messina e Oristano.

Dei capoluoghi di provincia al voto quattro sono commissariati: Barletta e Taranto in seguito a un voto di sfiducia, mentre Messina e Viterbo a causa delle dimissioni del sindaco. I quesiti referendari – su cui potranno esprimersi 50.915.402 elettori, di cui 4.735.783 all’estero – sono cinque e riguardano la separazione delle funzioni per i magistrati, la legge Severino, i limiti per la custodia cautelare, le regole per le candidature al Csm e le valutazioni dei magistrati.

ANSA

 

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