POLITICA

Ucraina, Draghi: ‘Un dramma, da Putin spaventoso errore’

“Un saluto ed un abbraccio grande ai veneti. In fondo anch’io sono mezzo veneto”.

Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha salutato i giornalisti al suo arrivo alla scuola media Dante Alighieri di Sommacampagna (Verona).

In particolare Draghi ha incontrato una classe, la 2D, che nelle scorse settimane aveva inviato una serie di lettere a palazzo Chigi a lui indirizzate, per chiedere spiegazioni sulla guerra.

Draghi nella scuola è stato accolto dalla dirigente scolastica Emanuela Antolini, dal sindaco Fabrizio Bertolaso, e dal presidente del Veneto Luca Zaia assieme ad autorità locali.

“Spero che l’anno prossimo non ci sia più bisogno di mascherine e che la pandemia non ritorni. So quanto avete sofferto, alla vostra età è importante stare insieme”, ha detto il premier Mario Draghi incontrando gli studenti. “Gli insegnanti vi aiutano ad avere consapevolezza, assieme ai genitori, ma anche i vostri amici. Stare insieme aiuta a capire chi siete, con amore, con bontà, con allegria. Vi dovete divertire”.

“Quel che si deve fare è cercare la pace, far in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare. Questo è quello che noi dobbiamo cercar di fare”, ha poi spiegato Draghi. “A Putin ho detto – ha aggiunto – ‘la chiamo per parlare di pace’, e lui mi ha detto ‘non è il momento’.

‘La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco’, ‘non è il momento’. ‘Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate?’, ‘Non è il momento’.

Ho avuto più fortuna a Washington parlando con il presidente Biden; solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto che telefonasse. Il suggerimento ha avuto più fortuna perché i loro ministri si sono sentiti”, ha concluso.

“Chi attacca ha sempre torto. C’è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo in mente. Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo”.

“Quello che è successo – ha aggiunto Draghi – è che il piccolino adesso è più grande e si ‘ripara’ dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà”, ha concluso.

“La responsabilità la sento molto. E questo è parte della serietà. Guidare un Paese in un momento difficile è responsabilità.

Ma la responsabilità è anche agire, fare le cose”, ha detto il premier Draghi. “Lo sapevo, ne ero sicuro ma non ci volevo credere.

Non si portano 200.000 truppe in assetto di guerra sul confine di un paese se non per attaccare. Io ero sicuro sarebbe successo perché purtroppo è successo anche in passato con l’Unione Sovietica. Allo stesso tempo non volevo crederci.

Ho parlato con Putin fino all’ultimo – ha aggiunto – e ci siamo dati appuntamento per risentirci, ma lui ha lanciato invasione. È un dramma terribile, un errore spaventoso fatto da Putin”.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi si è recato poi in visita all’Ossario di Custoza deponendo una corona d’alloro al Mausoleo, che ricorda le vittime della prima e della terza guerra di indipendenza Italiana (1848 e 1866).

L’Ossario custodisce le spoglie dei soldati che facevano parte delle truppe del regno d’Italia e quelle dell’Impero Austriaco, quest’ultimo composto anche da soldati veneti, morti nelle due battaglie di Custoza.

Il premier Draghi era accompagnato dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e dalle autorità locali. In occasione del 150/O anniversario dell’Unità d’Italia, il monumento aveva subito un importante intervento di restauro, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

ANSA

 

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