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Mons. Viganò a Rtl 102.5: le mie dimissioni? Si volta pagina

“Voltare pagina”. Con questa espressione l’assessore del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, monsignor Dario Viganò, è tornato a parlare, ai microfoni di Rtl 102.5, delle sue dimissioni da Prefetto della Comunicazione in seguito alla vicenda della lettera del Papa emerito Benedetto XVI.

Viganò, che è stato ospite della trasmissione Non Stop News, condotta da Giusy Legrenzi, Fulvio Giuliani e Pierluigi Diaco, parlando della sua esperienza alla Segreteria per la Comunicazione, ha detto: “E’ stata una esperienza bella, una grande sfida.

Adesso si gira pagina per la riforma della comunicazione, e si gira pagina anche per me”.  A succedergli è stato il direttore di Tv2000 Paolo Ruffini.

Viganò ha raccontato anche come ha vissuto la rinuncia di papa Benedetto a febbraio 2013, quando era appena stato nominato direttore del Centro Televisivo Vaticano.

“Si è trattato di accompagnare la conclusione di un pontificato che non coincideva con la morte, eppure doveva essere trattato come tale”. E ha aggiunto: “la squadra è stata meravigliosa, abbiamo usato tutte le nostre competenze e anche un po’ di fantasia, che uno pesca nel bagaglio culturale che si è fatto”.

Quanto al recente dossier presentato dal suo quasi omonimo, l’ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò, che ha chiesto le dimissioni del Papa, l’assessore al Dicastero per la comunicazione, ha parlato di “incapacità a comprendere fino in fondo i motivi di simili comportamenti”, convenendo con il Santo Padre sul fatto che “lo stile da assumere è quello del silenzio e della preghiera”.

Non serve, secondo Viganò, “ritornare ad alimentare il circolo del ‘detto’ e del ‘non detto’, ‘vero’ e ‘non vero’; abbiamo due credibilità a confronto quella del Papa e quella di altri”.

Alla domanda se un giovane di 15/20 anni al tempo dei social e del dilagare del culto di sé possa maturare la fede, Viganò ha risposto: “Forse la fede no, ma una disposizione almeno a una curiosità rispetto alle cose serie della vita cristiana direi di sì.

La fede no perché è dono dello spirito e si fa nell’incontro vis-à-vis”. E ha aggiunto: “i ragazzi di oggi vivono come quasi naturale la compenetrazione tra vita online e vita offline, siamo noi che facciamo più fatica a comprendere come come sia possibile vivere due vite che a noi paiono parallele come assolutamente integrate”.

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