CRONACA

CGIL: OCCUPAZIONE, SERVE STRATEGIA DI LUNGO RESPIRO

Quanto emerge dall’analisi dei dati relativi al quarto trimestre 2017 conferma l’andamento negativo sull’occupazione in Basilicata, con la situazione peggiore tra tutte le regioni del Mezzogiorno. La tendenza riscontrata con i dati al terzo trimestre è ulteriormente peggiorata e, senza una strategia di lungo respiro, l’occupazione in Basilicata continuerà a versare in una situazione di strutturale debolezza o di vera e propria emergenza”. Così Angelo Summa (Segretario generale Cgil Basilicata) e Giovanni Casaletto (Presidente Ires Cgil Basilicata).

“La crescita fittizia che avevamo denunciato nell’aprile dello scorso anno, allorquando si erano registrati flussi più lusinghieri di nuovi occupati, era testimoniata dall’aumento spropositato di lavoratori indipendenti e dalla forte precarizzazione del lavoro in Basilicata. Ma quanto accade adesso segna un arretramento anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno. A conferma di quanto fosse fragile il mercato del lavoro in Basilicata sul raffronto offerto con i dati relativi a tutto il 2016 (nota di aggiornamento del 20 aprile 2017 su http://www.iresbasilicata.it/basilicata-2017-una-regione-che-non-demorde-ma-che-non-morde/).

Nella media anno la Basilicata perde complessivamente circa 4100 occupati, la gran parte femmine (-3400 a fronte dei -800 maschi). A fronte di questo le regioni del Mezzogiorno fanno registrare un aumento, in numeri assoluti, di circa 70mila nuovi occupati, pari al +1,2% a fonte di un -2,2% della Basilicata, fanalino di coda tra le regioni, che scivola drasticamente verso i livelli occupazionali del 2015, 188mila.

Ancora una volta, come accade ormai strutturalmente dall’inizio della crisi, i numeri più importanti, ed al contempo preoccupanti, si registrano nelle classi di età inferiori, con circa -3100 occupati nella fascia 15-34 anni, -1600 nella fascia 35-49 anni e con un lieve aumento occupazionale, ancora una volta, tra gli ultra cinquantenni. E il dato giovanile che continua a denotare debolezza e instabilità diffusa in tutta Italia e nel Mezzogiorno, è ancor più drammatico in Basilicata che complessivamente registra un -7,2% come media anno, a fronte di un pur risicato +0,1% nella media delle restanti regioni del Mezzogiorno.

Diminuisce l’occupazione a tempo indeterminato (-0,7% in Basilicata, nel Mezzogiorno l’andamento è positivo, +0,2%) e aumenta quella a tempo determinato (+0,9% in Basilicata a fronte di un +7,5% nel Mezzogiorno), a conferma di una complessiva precarizzazione del lavoro non solo in Basilicata ma in tutte le regioni meridionali.

Il saldo più netto e negativo lo si riscontra nell’agricoltura (-10% tra il quarto trimestre 2017 e il quarto trimestre del 2016). Qualche segnale positivo arriva in coda d’anno nell’industria e nelle costruzioni (+4,7% e +4,6% rispettivamente tra il quarto trimestre 2017 e il quarto 2016), a segnalare l’importanza di politiche a sostegno del settore, di una riqualificazione professionale e di una ricollocazione strategica dei comparti tradizionali nelle opportunità di Industria 4.0, considerato che fino ad oggi le performance positive sull’occupazione hanno riguardato settori dei servizi, con prevalenza del commercio e dei settori turistico-ricettivi che risentono molto spesso di picchi stagionali e di bassa continuità.

Per quanto riguarda i tassi di occupazione e disoccupazione si coglie, nella media del terzo trimestre 2017, una flessione dal 39% al 37,3% nella popolazione in età attiva (15-64 anni), malgrado si riduca contestualmente anche il tasso di disoccupazione (dal 15,3% al 14,9% e la disoccupazione nella fascia 15-24 anni passi dal 37,1% al 35,3%).

Un commento ad hoc meriterebbero i flussi relativi alle persone in cerca di occupazione, quelle che cercano ma non attivamente e gli inattivi. Ma si coglierà meglio il punto quando si renderanno disponibili i movimenti tra regioni, il pendolarismo che comunque sembra non arretrare, e le tendenze sulla disoccupazione di lungo periodo.

Come abbiamo più volte affermato, in questo quadro c’è una popolazione giovanile che vede sempre più collocato fuori regione il proprio orizzonte lavorativo ed il proprio progetto di vita. Nella componente giovanile, poi, pensiamo si possa parlare di uno spirito di accettazione prevalente sulla rassegnazione, vedendo l’emigrazione non più come una incognita ma come un naturale prezzo da pagare.

Nella perdurante difficoltà demografica e dello spopolamento sempre più in aumento, le strategie per la Basilicata dovrebbero contemperare un giusto mix tra il rafforzamento dei punti di maggiore competitività territoriale (FCA, Val d’Agri ed una attenzione specifica alla gestione del processo in corso di Matera 2019 che ad oggi pare piuttosto piegato a logiche contingenti), il rafforzamento della proiezione estera delle imprese presenti (essendo la gran parte dell’export ancora o quasi esclusivamente imputabile all’automotive) e nello stesso tempo un modello sociale di coesione e protezione dal bisogno, specie in una fase storica che la vede sempre più invecchiare e vede in netto aumento l’indice di dipendenza strutturale”.

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