Open Arms, è definitiva l’assoluzione di Salvini

La Corte di Cassazione ha decretato l’assoluzione definitiva per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio in relazione alla vicenda Open Arms. L’accusa riguardava il blocco, nel 2019, dello sbarco di 147 migranti dalla nave dell’ONG spagnola, giunta nelle acque italiane al largo di Lampedusa.
Dopo circa quattro ore di discussione, i giudici della quinta sezione collegiale della Cassazione hanno rigettato il ricorso della Procura di Palermo contro la sentenza emessa il 20 dicembre dell’anno scorso, con la quale il tribunale siciliano aveva già respinto le accuse nei confronti dell’ex ministro dell’Interno.
Le reazioni politiche e istituzionali
A stretto giro di posta, Matteo Salvini ha commentato la decisione sui social: “Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato”, accompagnando il messaggio con una foto che riportava la scritta “assolto”. Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso la sua soddisfazione, commentando la sentenza come una “buona notizia” e ribadendo che le accuse contro Salvini erano “infondato”.
La Meloni ha sottolineato che la sentenza della Cassazione conferma un principio “semplice e fondamentale”: un ministro che difende i confini dell’Italia “svolge il proprio dovere e non commette un reato”.
Il difensore di Salvini, l’avvocato Giulia Bongiorno, ha dichiarato che questo processo “non doveva nemmeno iniziare”. “La sentenza finale dimostra che il ricorso della procura era del tutto privo di fondamento”, ha aggiunto. “Quello che conta è che Salvini ha agito correttamente nell’interesse dell’Italia”.
Anche i membri del governo hanno espresso soddisfazione per l’esito del processo. “Ha agito nell’interesse dell’Italia, giustizia è fatta”, ha commentato il vicepremier Antonio Tajani. Il premier ungherese Viktor Orban, sui social, ha elogiato Salvini, definendolo “un patriota” e sostenendo che sia stato vittima di una “caccia alle streghe politica” per cinque anni.
La posizione di Open Arms
Oscar Camps, fondatore dell’ONG spagnola Open Arms, ha contestato la sentenza, definendola una “decisione politica”. Secondo Camps, “oggi non si è fatta giustizia, ma si è costruita un’impunità”. Il fondatore dell’ONG ha continuato a sostenere che la decisione dei giudici non riconosca le violazioni dei diritti dei migranti a bordo della nave.
La decisione della Corte di Cassazione
La Cassazione, infatti, ha sostanzialmente accolto le argomentazioni della Procura Generale, che nelle sue memorie aveva ribadito l’insussistenza delle accuse. Il ricorso della Procura di Palermo, secondo la Corte, si era concentrato esclusivamente sull’analisi della condotta che avrebbe violato la libertà personale dei migranti, senza però approfondire adeguatamente gli aspetti relativi alla colpevolezza di Salvini. Il procuratore generale ha anche sottolineato che la posizione di garanzia dell’ex ministro, in qualità di responsabile del Ministero dell’Interno, non giustificava un’accusa di reato, in quanto la limitazione della libertà personale non era sufficientemente provata.
In particolare, la Procura Generale ha evidenziato che, sebbene Salvini fosse responsabile per la gestione della situazione, non erano emerse prove sufficienti per sostenere che egli avesse agito con dolo o con l’intento di danneggiare i migranti a bordo della nave. La Corte ha, quindi, ribadito che non vi erano “elementi costitutivi” dei reati a lui imputati.
Le motivazioni della sentenza di primo grado
Nel caso specifico, il tribunale di Palermo aveva già escluso che l’Italia fosse obbligata a dare il porto sicuro (Pos) alla Open Arms, poiché le autorità spagnole avrebbero dovuto occuparsi della nave, essendo questa battente bandiera spagnola. Secondo il tribunale, la responsabilità di tutelare i migranti e consentirne lo sbarco spettava, in primis, alla Spagna, la quale, pur avendo operato un “minimo coordinamento” sin dall’inizio, non aveva garantito un’assistenza adeguata. Malta, inoltre, aveva rifiutato di farsi carico del caso, indicando come unica autorità competente la Spagna.
Conclusioni
In definitiva, la Cassazione ha chiuso il caso con una sentenza che ha confermato la correttezza dell’operato di Matteo Salvini, ritenendo che non ci fossero le condizioni per procedere con le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il caso, che aveva acceso forti polemiche politiche e sociali, si conclude, per ora, con una netta assoluzione per il leader della Lega, che esprime soddisfazione per aver visto riconosciuta la legittimità delle sue scelte politiche.
ANSA
