CULTURA E EVENTI

Inondazioni e crisi idrica: stessa origine, stessa responsabilità

Le immagini di questi giorni parlano con una chiarezza che non lascia margini di interpretazione: gli stessi territori che oggi finiscono sott’acqua sono gli stessi che, pochi mesi fa, denunciavano turnazioni, ritardi e volumi insufficienti. Due fenomeni solo in apparenza opposti. In realtà, sono la prova di un sistema che l’acqua non la governa: la rincorre.

L’acqua che oggi devasta è la stessa che ieri mancava. E quando un territorio vive alluvioni e siccità nello stesso anno — negli stessi campi — la domanda non è più tecnica: è di governance. Chi pianifica? Chi controlla? Chi risponde?

Perché i territori non chiedono miracoli: chiedono normalità operativa. E quando la normalità manca, i risultati sono sempre gli stessi: troppa acqua dove non serve, zero acqua dove serve davvero. Non è meteorologia: è organizzazione. E oggi, purtroppo, ne vediamo i limiti.

Servono scelte chiare, misurabili, verificabili:

• mappatura reale delle criticità;

• piano degli invasi con milestone pubbliche;

• manutenzione programmata e non emergenziale;

• contalitri certificati;

• responsabilità operative concentrate, non disperse.

In questo contesto, valutiamo positivamente l’iniziativa legislativa che punta a riformare la governance del Consorzio di Bonifica. È un segnale necessario, atteso, richiesto più volte dal territorio.

Ma una riforma non si misura dal testo approvato: si misura dalla sua capacità di produrre risultati. E su questo non giriamo intorno alle parole: ad oggi i risultati sono pari a zero. E questo non per fatalità, ma perché per troppo tempo si è rinviato ciò che andava fatto.

Ecco perché insistiamo: servono meno equilibri politici e più capacità esecutiva; meno annunci e più operatività; meno spiegazioni e più risultati.

Perché, al netto di ogni analisi tecnica, una cosa dovrebbe essere evidente a tutti: il futuro si costruisce adesso. Non domani, non dopo l’ennesima emergenza, non quando sarà troppo tardi per intervenire.

Chi governa l’acqua governa lo sviluppo. Chi non la governa, o la spreca, ne risponde. E questa non è una polemica: è un principio di gestione moderna.

Il tempo delle parole è finito. Il territorio merita finalmente i fatti.

 

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