“ScanZiamo le Scorie”: il pericolo nucleare è ancora attuale dopo 22 anni dalle proteste di Scanzano Jonico

Scanzano Jonico (Matera) – A ventidue anni dalle storiche giornate di protesta civile che nel novembre 2003 videro un intero popolo sollevarsi contro la decisione del governo di allora di collocare in Basilicata il deposito unico nazionale delle scorie nucleari, l’associazione “ScanZiamo le Scorie” torna a far sentire la propria voce.
Nata proprio in quei giorni di mobilitazione pacifica, l’associazione continua oggi a mantenere vivo lo spirito del movimento antinuclearista lucano. “Dopo 22 anni, come la nostra mobilitazione, anche il pericolo rimane ancora attuale”, afferma in una nota Pasquale Stigliani, responsabile della comunicazione del gruppo.
Nel 2003, il governo Berlusconi aveva individuato Scanzano Jonico come sede per il sito nazionale delle scorie radioattive. Ma la decisione fu ritirata dopo una straordinaria protesta popolare durata quindici giorni, che vide la partecipazione compatta di cittadini, istituzioni locali, associazioni e movimenti civili.
Oggi, secondo Stigliani, lo scenario non è molto diverso. “Il pericolo è presente nella decisione del governo di costruire nuove centrali nucleari e altri depositi per le scorie radioattive, oltre a quelli già esistenti, come il Centro Sogin di Trisaia di Rotondella (Matera)”, sottolinea il portavoce dell’associazione.
“La tecnologia nucleare – continua Stigliani – è sempre la stessa: continua ad avere gli stessi problemi di sicurezza e non ha ancora risolto il nodo della gestione e della messa in sicurezza definitiva dei rifiuti radioattivi. Pensavano di risolverlo sotterrandoli in Basilicata nel 2003, ma nulla è cambiato. Inoltre, il nucleare ha costi di produzione più alti rispetto alle fonti rinnovabili e metterebbe a rischio le economie agricole e turistiche che rappresentano il cuore del nostro territorio.”
L’associazione critica anche la posizione della Regione Basilicata, che, durante la conferenza delle Regioni dello scorso agosto sul rilancio del nucleare, non ha espresso un parere contrario ma ha di fatto sostenuto la decisione del governo. “Una posizione – evidenzia Stigliani – che non condividiamo nel modo più assoluto. È in contrasto con i principi costituzionali, poiché non riconosce alle Regioni un ruolo nelle procedure autorizzative, ora centralizzate a livello statale. A ciò si aggiunge la mancata convocazione del Tavolo della Trasparenza, che dimostra l’incapacità di dialogare con i territori e i loro rappresentanti.”
Il movimento, fedele alla sua missione di vigilanza e sensibilizzazione, si prepara a un nuovo appuntamento simbolico: il 23 novembre, data in cui ricorre la giornata dei “centomila di Scanzano”. In quell’occasione l’associazione organizzerà una tavola rotonda pubblica dal titolo “Sostenere lo sviluppo rurale contro quello distorto del nucleare”.
Durante l’incontro sarà presentato anche “Il Manifesto di Scanzano”, un documento che raccoglie e illustra le principali criticità della propaganda pro-nucleare, ribadendo l’impegno per un futuro energetico fondato su sostenibilità, partecipazione e rispetto dei territori.
“Vogliamo ricordare la nostra gloriosa esperienza di popolo – conclude Stigliani – e difendere ancora una volta la Basilicata da ogni ipotesi di infrastruttura nucleare. La memoria di Scanzano Jonico è un patrimonio civile che non deve spegnersi.”
