POLITICA

Trump sente Putin, ‘progressi, ci vedremo a Budapest’. Oggi Zelensky a Washington

Donald Trump ha definito «un passo avanti significativo» la telefonata avuta con Vladimir Putin, il primo scambio diretto tra i due leader dopo oltre sessanta giorni.

Il colloquio, avvenuto alla vigilia dell’incontro alla Casa Bianca con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha posto le basi per un confronto ad alto livello tra delegazioni russe e statunitensi previsto nei prossimi giorni, e ha rilanciato l’ipotesi di un nuovo summit Trump-Putin, da tenersi a Budapest. Nessuna data ufficiale è ancora emersa.

Il premier ungherese Viktor Orbán ha accolto con entusiasmo la prospettiva: «Una notizia incoraggiante per chi lavora per la pace. L’Ungheria è pronta», ha scritto sui social.

L’incontro nella capitale ungherese seguirebbe quello avvenuto lo scorso agosto in Alaska, ma rappresenterebbe una svolta simbolica: si svolgerebbe infatti nel cuore dell’Unione Europea, spesso indicata da Mosca come uno degli ostacoli principali al raggiungimento di una soluzione negoziata al conflitto in Ucraina.

Trump ha descritto il colloquio con Putin come «molto costruttivo», sottolineando che il presidente russo ha aperto la conversazione complimentandosi per «i recenti progressi compiuti in Medio Oriente», riferimento ai recenti accordi diplomatici sostenuti dagli Stati Uniti.

«Credo che il clima positivo raggiunto in quell’area possa favorire anche i nostri sforzi per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina», ha aggiunto il leader americano, riferendo che gran parte della conversazione si è concentrata su prospettive economiche post-conflitto e sulle future relazioni commerciali tra Washington e Mosca.

Secondo fonti ufficiali russe, la telefonata è stata «sincera e promettente». Il Cremlino ha confermato che la proposta di tenere il prossimo vertice a Budapest è arrivata da Trump ed è stata immediatamente accolta da Putin.

Si tratta di un cambiamento di tono da parte del presidente americano, che nelle scorse settimane aveva espresso frustrazione per l’atteggiamento del leader russo, arrivando perfino a ventilare l’ipotesi di fornire a Kiev missili da crociera a lungo raggio, come i Tomahawk, capaci di colpire obiettivi fino a 2.500 km di distanza.

Putin, durante la telefonata, ha ribadito che l’invio di tali armamenti da parte degli Stati Uniti rappresenterebbe «un danno irreparabile» per le relazioni bilaterali e una «minaccia diretta» alla possibilità di un cessate il fuoco. Secondo Mosca, l’utilizzo di questi missili comporterebbe inevitabilmente il coinvolgimento di personale militare americano sul campo.

Nel frattempo, da parte ucraina, un alto rappresentante del governo di Kiev ha dichiarato in forma anonima all’agenzia AFP che l’eventuale fornitura dei Tomahawk sarà uno dei principali punti in agenda durante l’incontro tra Zelensky e Trump.

Il presidente ucraino ha fatto sapere di aver avuto un confronto con i dirigenti di Raytheon, azienda americana produttrice sia dei Tomahawk sia dei sistemi di difesa Patriot. «Abbiamo discusso della capacità produttiva, delle possibilità di cooperazione bilaterale e delle prospettive di una produzione congiunta sul nostro territorio», ha scritto Zelensky sui social.

L’Ucraina, però, continua a considerare i sistemi antiaerei Patriot come assolutamente prioritari, soprattutto in seguito agli ultimi intensi raid missilistici russi contro le infrastrutture energetiche del paese. Attacchi che, per il secondo giorno consecutivo, hanno costretto le autorità ucraine a razionalizzare l’energia elettrica in tutte le regioni.

«Sono stati presi di mira impianti nelle regioni di Vinnytsia, Sumy e Poltava – ha scritto Zelensky su Telegram –. La Russia ha lanciato oltre 300 droni e 37 missili, molti dei quali balistici, colpendo direttamente le nostre infrastrutture civili ed energetiche».

Mosca ha rivendicato l’offensiva, spiegando che gli obiettivi erano legati al comparto industriale-militare ucraino e parlando di una «risposta agli attacchi terroristici» compiuti da Kiev in territorio russo. Il ministero della Difesa ha confermato l’impiego anche di missili ipersonici Kinzhal.

Anche le forze ucraine continuano a colpire obiettivi energetici russi, anche se in misura minore. Nella regione di Volgograd, frammenti di un drone abbattuto hanno causato un incendio in una centrale elettrica. Nel Belgorod, il governatore ha denunciato un attacco ucraino con droni che ha causato la morte di un civile e il ferimento di altri tre.

Il conflitto resta dunque in una fase delicata. Mentre i vertici politici cercano spazi per il dialogo, il fronte resta acceso, con gravi conseguenze per le popolazioni civili da entrambi i lati del confine.

ANSA

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