Blitz anti-caporalato negli appalti pubblici: coinvolta anche la Basilicata

Negli scorsi giorni, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Potenza, nell’ambito delle operazioni di monitoraggio e controllo economico sul territorio, hanno individuato 19 lavoratori impiegati irregolarmente o “in nero”.
Gli interventi ispettivi si sono concentrati sui Comuni di Lauria, Melfi e Pignola, riguardando diversi settori commerciali, tra cui ristoranti, impianti sportivi e negozi di abbigliamento e calzature.
Parallelamente, nell’ambito di attività mirate a contrastare l’evasione fiscale, i finanzieri lucani hanno scoperto numerose irregolarità relative alla gestione telematica dei corrispettivi e alla revisione periodica degli strumenti fiscali.
In particolare, sono emerse violazioni riguardanti l’obbligo di memorizzazione e trasmissione dei dati fiscali, nonché la mancata verifica dei misuratori fiscali.
Gli esercizi commerciali coinvolti includevano, tra gli altri, bar, panifici e barberie sparsi in tutta la provincia.
Un caso eclatante ha riguardato una rivendita di generi alimentari che, per eludere il fisco, modificava retroattivamente gli scontrini emessi, azzerando l’importo registrato. Questo comportamento ha permesso di occultare al Fisco importanti somme di denaro.
Il fenomeno del lavoro sommerso danneggia gravemente l’economia nazionale, poiché le imprese che ricorrono a pratiche illegali riducono i costi legati al lavoro, alla fiscalità e alla gestione organizzativa, ottenendo così vantaggi competitivi ingiustificati e minando l’equilibrio del sistema economico.
Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Biella, con la collaborazione dei reparti della Guardia di Finanza di altre province, tra cui Torino, Vercelli, Genova, Rovigo, Bologna, Macerata, Napoli, Caserta, Potenza e Cosenza, ha eseguito un’ordinanza di perquisizione emessa dalla Procura della Repubblica di Biella nei confronti di cinque persone accusate di vari reati. Le accuse riguardano sfruttamento del lavoro, lesioni personali colpose aggravate dalla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e subappalto non autorizzato.
Circa 60 militari della Guardia di Finanza sono stati coinvolti nelle perquisizioni effettuate in 19 diversi luoghi, tra abitazioni, sedi di imprese edili e cantieri pubblici in Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Campania, Basilicata e Calabria. Le operazioni sono state finalizzate a raccogliere ulteriori prove, anche di tipo informatico.
L’inchiesta, denominata “Stella Verde”, è scaturita da un grave incidente sul lavoro avvenuto nel dicembre 2024, quando un operaio di origine maghrebina ha subito l’amputazione parziale di un dito a causa di un malfunzionamento di un martello pneumatico.
L’operaio, dopo l’incidente, ha deciso di denunciare le condizioni di lavoro disumane che lui e altri suoi connazionali stavano subendo nel cantiere per la manutenzione della diga dell’Ingagna di Mongrando (BI).
Le indagini successive hanno permesso di ricostruire un quadro di sfruttamento sistematico dei lavoratori stranieri, che erano costretti a lavorare in turni eccessivi, senza pause, ferie o giorni di riposo, in condizioni di sicurezza precarie e senza adeguati dispositivi di protezione individuale.
Le loro retribuzioni venivano fissate arbitrariamente, e chi osava protestare veniva minacciato o vittima di atti di violenza.
Oltre a questi gravi episodi di sfruttamento, è emerso il fenomeno di subappalto illegale di lavori, con la mancata comunicazione alle autorità competenti e l’assenza delle necessarie autorizzazioni previste dalla legge.
La Guardia di Finanza, sottolineando il rispetto del principio di presunzione di innocenza, ha precisato che le effettive responsabilità verranno accertate solo in seguito a sentenza irrevocabile di condanna.
L’operazione “Stella Verde” si inserisce nelle più ampie strategie della Guardia di Finanza per combattere le disuguaglianze e garantire la corretta concorrenza nel mercato del lavoro e tra le imprese.
Lo sfruttamento dei lavoratori e gli illeciti negli appalti danneggiano l’intero sistema economico, mettendo a rischio la sicurezza dei lavoratori e consentendo l’ingresso di attività illegali in settori strategici, compromettendo la concorrenza leale e il benessere del paese.