CRONACA

Depressione per il 6% degli italiani. Crescono del 20% i ricoveri

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale del 10 ottobre, l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso i dati più recenti provenienti dai sistemi di rilevazione PASSI e PASSI d’Argento, tracciando un quadro dettagliato dello stato psicologico della popolazione italiana adulta.

Secondo i dati aggiornati, oltre il 6% degli adulti italiani e circa il 9% degli over 65 manifesta sintomi riconducibili a forme depressive. Le percentuali risultano nettamente più elevate tra coloro che si trovano in una condizione di disagio economico: tra chi dichiara gravi difficoltà nel sostenere le spese mensili, si arriva al 18% tra gli adulti e al 25% tra gli anziani.

Il monitoraggio evidenzia che poco più di un italiano su venti sperimenta un deterioramento dello stato emotivo per un periodo medio di quasi 16 giorni al mese. Questi sintomi tendono a diventare più comuni con l’avanzare dell’età e tra alcuni gruppi sociali: donne (7%), persone con bassa scolarità (11%), soggetti con condizioni lavorative instabili (8%), individui che vivono soli (7%) e persone con patologie croniche (11%).

La situazione appare più critica nella fascia anziana della popolazione, sebbene vi sia un lieve miglioramento rispetto agli anni precedenti. Tra gli over 65, il 9% segnala una condizione depressiva protratta per circa 17 giorni mensili, percentuale che cresce fino al 13% tra gli ultraottantacinquenni. Anche in questo gruppo, i dati mettono in luce una maggiore vulnerabilità tra le donne (12% contro il 5% degli uomini), tra chi ha solo la licenza elementare (12% rispetto al 5% tra i laureati), tra chi vive da solo (11%) e fra chi convive con patologie croniche.

Un elemento rilevante è rappresentato dalla mancanza di richiesta di supporto professionale: circa il 23% di chi manifesta sintomi non si rivolge a nessuno, mentre un altro 26% si affida esclusivamente alla rete familiare o amicale.

L’ISS ha inoltre pubblicato i risultati di una ricerca condotta dal Centro per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale, contenuta negli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità, che analizza l’impatto della pandemia sul sistema dei servizi psichiatrici.

Dal monitoraggio, che ha coinvolto 19 Dipartimenti di Salute Mentale, emerge che tra il 2021 e il 2023, l’assetto complessivo dell’offerta sanitaria è rimasto stabile. Si registra però una modesta espansione delle strutture semi-residenziali, accompagnata da un incremento di psicologi e assistenti sociali nel personale, mentre si segnala una diminuzione dei tecnici della riabilitazione psichiatrica.

In parallelo, aumentano i segnali di disagio psichico nella popolazione: i ricoveri nei reparti psichiatrici crescono del 20%, mentre gli episodi di autolesionismo documentati nei Pronto Soccorso aumentano del 30%. Tuttavia, calano i Trattamenti Sanitari Obbligatori, una tendenza che secondo gli esperti dell’ISS potrebbe essere attribuita a un miglioramento nella prevenzione e nell’intervento precoce da parte dei servizi territoriali.

“Questa fotografia restituisce un sistema in equilibrio delicato, che mostra però segnali di pressione crescente”, commenta il gruppo di ricerca dell’ISS. “La domanda di cure psichiatriche in ambito ospedaliero è in aumento. Pur con alcuni aggiustamenti nella composizione delle équipe, resta critico il tema della disponibilità di personale specializzato“, si legge nel rapporto.

Infine, l’ISS ha aggiornato anche la mappa dei servizi dedicati ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione. In Italia si contano 225 strutture specializzate, di cui 54 sono associazioni e 171 centri clinici (137 appartenenti al Servizio Sanitario Nazionale e 34 gestiti da strutture private accreditate). La distribuzione territoriale evidenzia una concentrazione maggiore al Nord (83 centri), seguita dal Centro (36) e dal Sud e Isole (52).

ANSA

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