Nomine e responsabilità: la trasparenza che la politica deve alla Basilicata

C’è una parola che in questi giorni ricorre spesso nei corridoi della Regione: responsabilità.
La Corte dei Conti ha acceso i riflettori sulle nomine di sette dirigenti esterni decise dalla Giunta Bardi, ipotizzando un danno erariale di circa 531 mila euro.
Un tema complesso, ma che tocca il cuore del rapporto tra politica, burocrazia e cittadini.
Secondo i magistrati contabili, alcune nomine sarebbero state effettuate prima dell’approvazione delle candidature ufficiali e senza motivare l’assenza di professionalità interne.
In un caso, quello del direttore Michele Busciolano, la Corte parla persino di un “palese conflitto d’interessi”: avrebbe firmato la delibera che disponeva il suo stesso incarico in un’altra direzione.
Una situazione che, se confermata, mette in discussione non solo la legittimità degli atti, ma anche la credibilità delle istituzioni regionali.
La questione non è solo giuridica
A volte la politica tende a ridurre tutto a un problema di carte e procedure.
Ma questa vicenda va oltre.
Perché ogni nomina pubblica – e soprattutto ogni nomina esterna – deve essere trasparente, motivata e giustificata.
Non per formalismo, ma per rispetto verso i cittadini.
Quando si scelgono dirigenti senza spiegare perché si è guardato fuori dall’amministrazione, si manda un messaggio sbagliato: che le regole valgono solo per qualcuno, e che la fiducia dei cittadini può essere data per scontata.
Il valore della trasparenza
La Regione Basilicata ha tante professionalità interne, spesso poco valorizzate.
Ricorrere a figure esterne può essere legittimo, ma deve essere l’eccezione, non la prassi.
E deve poggiare su motivazioni solide e pubbliche, non su decisioni opache prese nelle stanze della politica.
La fiducia nelle istituzioni si costruisce anche così: con la chiarezza delle scelte, con l’esempio, con la coerenza tra parole e atti.
Perché in una terra che ogni giorno combatte con la sfiducia, la distanza dalla politica e la fuga di competenze, la trasparenza è la prima forma di sviluppo.
Ora serve un cambio di passo
La Giunta regionale ha il diritto di difendersi e di spiegare le proprie ragioni davanti alla Corte dei Conti.
Ma ha anche il dovere di riconoscere che la questione della trasparenza non è secondaria, e che la pubblica amministrazione non può permettersi ambiguità.
La Basilicata non ha bisogno solo di risposte tecniche.
Ha bisogno di un segnale politico forte, di una discontinuità vera nel modo di intendere il potere e la responsabilità.
Perché, alla fine, la questione non riguarda solo sette nomine: riguarda il rispetto per i cittadini e per la cosa pubblica.
A Palazzo, si parla di controdeduzioni e linee difensive. Ma fuori, tra la gente, si parla di fiducia. E quella, una volta persa, non la restituisce nessuna delibera.
R.P.