CRONACA

Un Paese moderno non può lasciare una regione senza treni: la sfida Basilicata

Oggi non è un giorno qualunque per la Basilicata. La sospensione del Frecciarossa non è una notizia tecnica, ma il simbolo di un isolamento che si trascina da decenni.

Lo diciamo con chiarezza e con dispiacere: questa non è normalità, è il segno di una regione che, ancora una volta, resta indietro.

Da oggi, 1° ottobre, la Basilicata è senza Frecciarossa. Il collegamento Taranto–Metaponto–Roma è stato sospeso con il giustificativo dell’interruzione per “aggiusti” sulla linea.

Ma un Paese moderno non può ridurre tutto a lavori straordinari: quando un’infrastruttura è fragile, ogni manutenzione diventa emergenza e ogni emergenza diventa isolamento.

Questo non è accettabile. Non ce ne vogliate, ma non è una questione solo di oggi. È il risultato di decenni di ritardi, compromessi e rinvii.

Ci siamo stancati di dover rispondere sempre alla stessa domanda: è possibile che in Basilicata, nel 2025, non esistano ancora collegamenti ferroviari degni di un Paese moderno?

E sia chiaro: il Frecciarossa che ci è stato offerto fino a ieri non era un vero treno ad alta velocità. Viaggiava su binari degli anni ’70, con tempi di percorrenza fuori standard.

Era un compromesso e la sua sospensione dimostra che senza una visione, senza contratti stabili e senza programmazione tutto resta precario.

Guardare avanti significa fare scelte concrete, non slogan. La Basilicata non ha bisogno di grandi opere destinate a rimanere inutilizzate, ma di infrastrutture essenziali: linee ferroviarie moderne e affidabili, collegamenti rapidi con gli aeroporti pugliesi e campani, investimenti pluriennali e misurabili che garantiscano tempi di percorrenza competitivi e accordi duraturi con Trenitalia che superino la logica dei rinnovi annuali.

Forse non solo la Basilicata, ma l’intero sistema Paese non ha davvero necessità di opere faraoniche: ha bisogno, piuttosto, di consolidare ed efficientare ciò che già esiste, rendendo moderne e sicure le infrastrutture attuali.

La Regione ha annunciato la volontà di “mantenere il Frecciarossa con nuove intese”. È un segnale da cogliere, ma che deve tradursi in fatti: risorse dedicate, scadenze certe e obblighi contrattuali trasparenti. Ai lucani non servono più parole, servono risultati verificabili.

Potrà sembrare ironico che a dirlo sia il Comitato Spontaneo Giovani Agricoltori Lucani. Potrà creare clamore. Ma non facciamo propaganda: portiamo sul tavolo verità semplici, dati oggettivi che non possono essere smentiti, solo giustificati con parole.

Il Frecciarossa non è un privilegio, ma un diritto. Se tornerà, non potrà essere celebrato come una conquista: sarà solo il minimo indispensabile. La vera vittoria sarà avere una Basilicata con una strategia di mobilità stabile, integrata e moderna.

La Basilicata merita una gestione diversa: non improvvisazioni, ma una governance capace di fissare obiettivi chiari, monitorare i risultati e assumersi la responsabilità non solo dei successi, ma anche dei fallimenti. Solo così daremo a noi lucani un futuro in cui muoversi non sia un privilegio, ma una certezza.

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