POLITICA

Report Ismea lattiero-caseario: Cia Potenza-Matera, un comparto strategico

I numeri e le proposte

Con 291 allevamenti bovini da latte e una produzione media di circa 3.000 quintali di latte giornaliero che ha diverse destinazioni e molteplici destinatari, il comparto lattiero-caseario ha una funzione strategica per l’attività agricola in Basilicata.

Lo sottolinea Cia-Agricoltori Potenza-Matera in riferimento al Report che Ismea dedica alla filiera lattiero-casearia che si conferma pilastro del sistema agroalimentare nazionale, con risultati di grande rilievo sia sul fronte interno che internazionale.

La filiera lattiero casearia nazionale si presenta piuttosto articolata, sia in termini di struttura che di organizzazione e, in particolare, la fase di agricola con la presenza di 22.972 allevamenti specializzati si trova in posizione mediana tra i fornitori a monte, rappresentati essenzialmente dalle aziende mangimistiche che hanno una connotazione prevalentemente industriale (circa 400 industrie), e la fase più a valle costituita dalle imprese di trattamento e trasformazione del latte caratterizzata anch’essa da un maggiore grado di concentrazione (1.800 unità produttive) filiera lattiero casearia italiana si caratterizza per l’elevata incidenza delle produzioni IG: infatti, quasi la metà del latte vaccino nazionale è destinato a formaggi DOP-IGP.

La peculiarità è la produzione di latte alimentare fresco, cui è destinato l’8% della materia prima proveniente dagli allevamenti nazionali. La produzione continua a essere concentrata nel Nord: quattro regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte) rappresentano oltre l’80% del latte vaccino complessivamente consegnato in Italia.

In Basilicata una parte del latte fresco è consegnato a importanti player, quali Granarolo e Parmalat. Una ulteriore quota è indirizzata a strutture di caseificazione di media dimensione campane e pugliesi.

Un’altra parte viene trasformata da strutture casearie locali e una ulteriore e interessante quantità fa capo ai circa a 50 caseifici agricoli che lavorano esclusivamente latte di propria produzione. Il resto della produzione (tra 800/1.000 q.) è caratterizzato da una grande frammentazione basata su relazioni scarsamente strutturate ed ai limiti di una sostanziale precarietà.

Le caratteristiche degli allevamenti lucani, principalmente, medio e piccoli: Dimensione: 70-150 vacche. Resa: 8.000-9.500 kg/vacca/anno;  Dimensione: sino a 50 vacche. Resa: 3.500-5.000 kg/vacca/anno. Zona altimetrica: montagna. Alimentazione: pascolo, mangimi.

Le principali razze bovine da latte sono la Podolica (utilizzata soprattutto per la produzione di Caciocavallo Podolico e carne, ma con scarsa produzione di latte) e, sempre più diffusa, la Pezzata Rossa.

Altre razze da latte apprezzate in Italia e presenti anche in Basilicata sono la Bruna Alpina e la Frisona Italiana, sebbene in misura minore rispetto alla Pezzata Rossa e alla Podolica. Secondo il report Ismea, in Italia il prezzo alla stalla nel 2024 ha superato in media i 53 euro/100 litri (premi esclusi), con una variazione rispetto all’anno precedente dello 0,6%.

Nei primi sei mesi del 2025, sostenuto dalle quotazioni all’ingrosso dei principali formaggi, i prezzi alla stalla sono ulteriormente cresciuti in Italia (+16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), con una dinamica analoga a quella della media dei 27 paesi UE.

Per Cia Potenza-Matera il prezzo del latte alla stalla – che non è uniforme, anche in base alla qualità – resta un punto debole della filiera per la remuneratività agli allevatori alle prese con i costi di mangimi, trasporti, acqua ed energia.

Il primo anno del Piano Strategico della PAC 2023-2027  -ricorda Cia- ha evidenziato diverse criticità rispetto al premio per gli allevatori, dovute a cambiamenti normativi, tecnici e amministrativi.

L’attuale sistema ha subìto un significativo ridimensionamento, modifiche nei criteri di assegnazione, dalla graduale riduzione dei titoli storici al “capping” dei pagamenti per le aziende di maggiori dimensioni.

Per Cia, servono processi amministrativi più celeri nell’erogazione dei pagamenti, criteri più flessibili negli Eco-schemi e una distribuzione dei fondi più equa.

Va favorita l’innovazione tecnologica, la capacità organizzativa delle filiere con azioni settoriali, programmi operativi, come l’Ocm latte, e puntare sulla creazione di un sistema di Op solido per incidere sul riconoscimento del giusto prezzo agli allevatori.

“Rafforziamo anche il supporto tecnico e la formazione degli allevatori – conclude Cia – e cerchiamo di fare la differenza per una più corretta informazione e per la promozione e il rilancio dei consumi del nostro latte e dei nostri formaggi, fondamentali in una dieta sana ed equilibrata”.

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