POLITICA

Cade il governo Bayrou, l’Assemblée Nationale nega la fiducia

Domani mattina le dimissioni a Macron - il Primo ministro sconfitto con 194 voti a favore e 364 contrari. 'Ho voluto questa prova. Il rischio più grande sarebbe stato non correre rischi

E’ caduto dopo meno di 9 mesi il governo francese del centrista François Bayrou.

L’Assemblée Nationale, davanti alla quale si era presentato con un discorso di politica generale, ha votato oggi a larga maggioranza contro la fiducia: 194 voti a favore, 364 contrari.

Bayrou si presenterà domani mattina all’Eliseo per presentare le dimissioni al capo dello stato, Emmanuel Macron.

La differenza fra sì e i no al governo Bayrou è stata decisamente più ampia del previsto.

I voti della coalizione della maggioranza erano stati calcolati alla vigilia in 220, mentre soltanto 194 di quelli previsti sono stati depositati nell’urna. Hanno invece fatto il pieno, e oltre, le opposizioni dell’intera gauche e dell’estrema destra.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, “prende atto” della caduta del governo e nominerà un successore “nei prossimi giorni”. Lo si apprende dall’Eliseo.

Prima del voto, il primo ministro aveva preso la parola davanti all’Assemblée Nationale. Con il sottofondo di un forte brusio e con una marcata raucedine, Bayrou ha esordito: “Ho voluto io questa prova”, “il rischio più grande sarebbe stato non correre rischi”.

“Sono stato io a volere questo appuntamento e alcuni di voi, la maggior parte, probabilmente i più saggi, hanno pensato che fosse irragionevole, che fosse un rischio troppo grande – ha detto Bayrou – Ora, io penso esattamente il contrario. Il rischio più grande sarebbe stato di non correre rischi, di lasciar continuare le cose senza cambiare nulla”.

La riduzione del debito è una ”questione di urgenza vitale” per la Francia: questo l’avvertimento lanciato dal premier francese, Francois Bayrou, nel suo discorso di politica generale all’Assemblée nationale, su cui – salvo soprese – verrà sfiduciato. Dinanzi ai deputati, il premier ha evocato il debito colossale che pesa sulla seconda economia della zona euro nonché l'”urgenza vitale” di risanare le finanze pubbliche del Paese.

Quello che si ”gioca oggi” per la Francia ”non è una questione politica, è una questione storica”: ha esortato Bayrou, evocando, tra l’altro, i ritardi accumulati dall’economia francese rispetto a partner come la Germania o il Belgio. Nel discorso dinanzi ai deputati, segnato da una marcata raucedine, il premier ha sottolineato che ”il modello va reinventato”. Sfide ”immense e urgenti”.

Tra cui la necessità di ”riequilibrare la bilancia commerciale”. “Ogni anno, – ha aggiunto – la Francia, produce debito per un totale di 50 miliardi di euro circa. A fronte di questi 50 miliardi, nel 2020 le annualità che dovevamo versare rappresentavano circa 30 miliardi all’anno. Nel 2024 erano salite a 60 miliardi, quest’anno a 67 miliardi. E alla fine del decennio, secondo la Corte dei Conti, a 107 miliardi”.

François Bayrou, nel suo intervento davanti ai deputati, ha elencato i “problemi” che zavorrano la Francia secondo lui: “il calo di produzione del paese “fin dall’anno 2000”, un problema di “educazione” che fa fatica a formare i giovani e con una scuola che non garantisce “l’eguaglianza delle possibilità” per tutti, una crisi degli alloggi, un problema di emergenza climatica, di sicurezza, di migrazioni e di integrazione, di squlibri fra grandi città e “deserti rurali” e una questione legata alla vita nei Territori francesi d’Oltremare.

“La Francia – ha detto Bayrou – è una magnifica cattedrale da ricostruire. Tutte queste questioni sono oggi condizionate alla capacità di controllare le nostre spese e al sovraindebitamento”.

La sottomissione al debito è come la sottomissione alla forza militare: sottomessi dalle armi o dai creditori, in entrambi i casi perdiamo la nostra libertà“: questo il messaggio lanciato dal premier francese, Francois Bayrou, nel suo discorso di politica generale all’Assemblée nationale, su cui – salvo soprese – verrà sfiduciato.

Il premier, nell’accorato appello alla rappresentanza nazionale, ha quindi invocato una ”presa di coscienza” contro “l’inesorabile marea del debito che sommerge” la Francia. Quindi la proposta di un piano per riportare il deficit al 3% del Pil entro il 2029.

Francia non ha un bilancio in pareggio da 51 anni“, ha messo in guardia Bayrou, aggiungendo che il “il debito si accumula.

Ogni anno spendiamo più di quanto produciamo”. Intervenendo in aula al Palais Bourbon, ha quindi dichiarato che “un euro di deficit è un euro di debito aggiuntivo”, un debito stimato a “3415 miliardi di euro, mentre vi parlo”, ha avvertito.

Mi ha colpito vedere quanto i giovani si sentano una generazione sacrificata e dicano ‘Noi non avremo nessuna pensione’“, ha detto il primo ministro francese François Bayrou davanti ai deputati durante il dibattito sulla fiducia al governo.

Rivolto ai banchi della sinistra che lo fischiavano, ha poi aggiunto: “Oh, lo so bene che voi vorreste che aumentassero ancora gli oneri sulle loro spalle. Ebbene, noi crediamo esattamente il contrario. Noi pensiamo che bisogna alleggerirli – ha detto interrotto stavolta da applausi – in modo che siano liberati dalla schiavitù nella quale li sprofondiamo”.

Il primo ministro francese, François Bayrou, ha difeso il suo “piano per procedere verso il disindebitamento” e “affinché la Francia sfugga all’inesorabile marea di debiti che la sommerge in quattro anni”. Secondo Bayrou, con il suo piano in quattro anni, “il nostro debito non aumenterà più. E se il debito non aumenta più, allora il lavoro dei francesi, la loro inventiva, la loro creatività, la loro fiducia ritrovata rimetteranno il paese in marcia”.

Nel suo discorso davanti all’Assemblée Nationale, il primo ministro francese, François Bayrou, è passato ad attaccare le posizioni delle opposizioni: “Gli uni dicono, ‘sono gli immigrati che bisogna tassare, sono gli stanieri che sono la causa di tutto’. Oppure, la variante, ‘è colpa dell’Europa’”. All’inverso, a sinistra, “altro discorso, bisogna far pagare il debito ai ricchi”.

“Voi potete far cadere il governo, non potete cancellare la realtà”: grida e applausi hanno accolto le parole del primo ministro François Bayrou davanti al Parlamento per la seduta sulla fiducia al governo. Bayrou ha concluso il suo discorso dopo 45 minuti, poi la parola è passata alle dichiarazioni dei gruppi parlamentari.

Le Pen, sciogliere Parlamento non è opzione ma un obbligo

Per il presidente francese, Emmanuel Macron, la dissoluzione dell’Assemblea Nazionale “non è un’opzione, ma un obbligo”: lo ha detto la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, intervenendo in aula all’Assemblea Nazionale di Parigi nel giorno dell’annunciata sfiducia al premier, Francois Bayrou.

Mélenchon, ‘Bayrou è caduto, ora a casa anche Macron’

Il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha ribadito, dopo la caduta del governo di François Bayrou, il suo appello a dimissioni di Emmanuel Macron.

“Bayrou è caduto – ha scritto Mélenchon su X – Vittoria e sollievo popolare. Macron è ormai in prima linea di fronte al popolo. Anche lui se ne deve andare”. Gli “Insoumis” avevano annunciato nei giorni scorsi di voler presentare, già da domani, una mozione per la destituzione del capo dello stato.

”La caduta di Bayrou deve permettere di voltare definitivamente la pagina del macronismo”, ha affermato a sua volta il coordinatore nazionale della France Insoumise Manuel Bompard.

“La caduta di questo governo – ha chiarito – è un sollievo per tutti coloro che avrebbero dovuto sopportare il peso delle drammatiche conseguenze del bilancio Bayrou. Oggi, la mobilitazione popolare del 10 settembre e la determinazione incrollabile degli Insoumis hanno già ottenuto una prima vittoria”.

I socialisti votano la sfiducia a Bayrou, pronti a governare

“Votando oggi il no alla fiducia, i socialisti si assumono la responsabilità di affermare che sono pronti, con la sinistra e gli ecologisti, a governare”: lo ha detto il deputato PS Boris Vallaud, il primo a parlare in Assemblée Nationale dopo il discorso di François Bayrou.

“Le nostre scelte non sono le vostre – ha detto Vallaud – ma sono quelle dei francesi. No al lavoro, sì al capitale. No ai giorni festivi, sì alle eredità. No alle piccole e medie imprese, sì alle multinazionali.

Noi proponiamo una strada diversa, quella dei popoli che rifiutano la rassegnazione e guardano più lontano delle loro catene”.

ANSA

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