ANISAP Basilicata: “Altro che logiche di profitto, le strutture accreditate garantiscono sostenibilità e servizi ai cittadini”

Per il presidente di ANISAP Basilicata, dott. Roberto Cicchetti, è tanto irrispettoso quanto illogico insinuare che le strutture sanitarie private accreditate contestino la DGR 473 – che stabilisce i criteri per l’assegnazione dei tetti di spesa della specialistica ambulatoriale – perché “orientate al profitto e non alla centralità del paziente”.
Un’argomentazione fumosa, utilizzata per giustificare un provvedimento che, in realtà, non risponde pienamente ed equamente ai bisogni di salute del cittadino nel nostro sistema sanitario.
I numeri raccontano una realtà opposta: le strutture accreditate rappresentano da anni un presidio di vicinanza e valore per i cittadini, mettendo in secondo piano il profitto per garantire servizi e risposte ai bisogni di salute.
Quello che viene rivendicato, con forza, è la sostenibilità del comparto e la possibilità di continuare a erogare prestazioni di qualità oltre che tutelare posti di lavoro.
Alcuni dati lo dimostrano chiaramente:
- al 30 giugno 2025, le strutture hanno già erogato prestazioni per 18 milioni di euro, con una proiezione annuale di circa 35,5 milioni;
- a fronte di ciò, le risorse disponibili per il 2025 ammontano a soli 25,7 milioni;
- ne deriva una scopertura di circa 10 milioni di euro, interamente a carico delle imprese sanitarie, che comunque non smettono di lavorare per i cittadini.
A questo punto la domanda si ribalta: chi persegue davvero una logica di profitto?
La Regione, che beneficia di un 40% di prestazioni in più rispetto alle risorse stanziate, con un vantaggio economico evidente e un sensibile abbattimento delle liste d’attesa, oppure le strutture che continuano a garantire i servizi senza adeguata copertura finanziaria?
Se le strutture si fermassero al proprio budget, le conseguenze sarebbero immediate:
- prestazioni negate ai cittadini,
- ulteriore pressione sulle strutture pubbliche già in difficoltà organizzativa,
- aumento dei costi a carico diretto dei pazienti.
Un ulteriore elemento di criticità, e di riflessione, riguarda il nuovo nomenclatore tariffario in vigore dal 1° gennaio 2025, che impone un taglio medio del 25% delle tariffe di laboratorio. Questo significa che le strutture di laboratorio erogano il 25% in più di prestazioni a parità di budget, in un contesto in cui i costi di produzione continuano a crescere in maniera esponenziale.
Basti pensare che, dal 1996 ad oggi, la tariffa media si è praticamente dimezzata. Il paradosso, poi, si raggiunge con il provvedimento sulle liste di attesa che esclude dalle risorse il comparto dei laboratori che erogano prestazioni in extra-budget (senza copertura finanziaria), ma con accesso diretto senza alcuna lista di attesa e soprattutto erogano esami necessari per la fruizione di prestazioni che hanno lista di attesa.
Di fronte a questi dati, appare chiaro che non vi siano le condizioni per parlare di logiche di profitto: ciò che le strutture accreditate stanno difendendo – afferma Cicchetti – è la possibilità di continuare a garantire un servizio sanitario equo, accessibile e sostenibile per tutti i cittadini della Basilicata.
E’ solo per questo che le strutture sanitarie chiedono di rivedere la DGR 473, ovvero per salvaguardare i servizi al cittadino e tutelare i posti di lavoro.